lunedì 11 febbraio 2019

HOBBES:

La prospettiva materialistica 


Hobbes elabora una visione materialistica dell'universo e dell'uomo, in base alla quale i corpi sono l'unica realtà e il movimento l'unico principio di spiegazione dei fenomeni naturali. In questa prospettiva anche l'attività mentale è ricondotta , in ultima istanza, alla sensazione e al movimento: da questi due fattori derivano le immagini delle cose an cui sono attribuiti i nomi che vengono connessi nei ragionamenti. L'intelletto, per Hobbes, ha una funzione computazionale, in quanto  appunto collega i nomi attribuiti convenzionalmente alle immagini delle cose grazie al linguaggio, il quale, a sua volta, svolge il duplice compito di memorizzazione e di comunicazione. Il linguaggio, inoltre, consente alla ragione di operare la generalizzazione necessaria alla costruzione dell'edificio della scienza.  Nella prospettiva materialistica hebbesiana anche i concetti di bene e di male sono riconducibili alla corporeità, identificandosi rispettivamente con ciò che fvorisce o danneggia la conservazione fisica dell'uomo. La libertà, poi, si riduce alla <libertà di fare ciò che la volontà ha deciso>, e non è mai < libertà di volere>, essendo la volontà intrinsecamente necessitata.

La teoria dell'assolutismo politico

Le condizioni del benessere della società risiedono per Hobbes nella costituzione di un potere assoluto in grado di regolare e disciplinare gli istinti negativi degli uomini, per natura caratterizzati da tendenze aggressive e egoistiche. Coerentemente con la sua visione materialistica, infatti, Hobbes individua alcuni istinti fondamentali, come quello all'autoconservazione, che spinge gli esseri umani ad agire sempre in vista del proprio utile, anche a discapito degli altri. È per questo che nell'ipotetico< stato di natura> - la condizione che precede la formazione delle istituzioni e degli ordinamenti giuridici- regna la guerra contro tutti. Si tratta di una situazione di massima libertà, ma anche di estrema precarietà e insicurezza, in cui è messa a repentaglio la vita degli individui: ognuno, infatti, ha un diritto illimitato sulle cose e non esita a usare la violenza per ottenerle o difenderle. L'unica soluzione per uscire da una simile e <misera> situazione è seguire la via indicata dalla ragione; che prescrive alcune leggi naturali fondamentali. Secondo tali indicazioni è razionale e opportuno che gli uomini sacrifichino i propri diritti naturali e costituiscano una società politica e civile. A tal fine devono stabilire un patto di unione, con cui le loro volontà convergono verso un medesimo obiettivo, ossia la sopravvivenza collettiva, e un patto di sottomissione, grazie a cui alienano i propri diritti e poteri a un uomo o ad un'assemblea di uomini, in grado di  ridurre i diversi voleri a una sola volontà.  Lo stato che ne deriva ha un potevo assoluto: deve emanare le leggi e farle rispettare punendo severamente chi trasgredisce, ma non è tenuto a obbedirvi a sua volta, essendo il patto stipulato dai sudditi tra loro e non con il sovrano. Esso, inoltre, ha pieno controllo sulle azioni e le opinioni di tutti e stabilisce i criteri del bene e del male. Tuttavia, lo stato ha anche dei limiti, in quanto non può emanare ordini che mettano a repentaglio la vita o l'incolumità fisica dei sudditi, e deve lasciare un margine di libertà agli individui nella loro sfera privata. Per quanto riguarda la religione, Hobbes ritiene che il sovrano debba assumere anche la suprema autorità religiosa perché, una volta riconosciuto il suo potere assoluto, non si può ammettere nessuna autorità indipendentemente che ne contrasti il dominio.