lunedì 22 ottobre 2018

BLADE RUNNER :

In una distopica e piovosa Los Angeles del 2019, il cacciatore di taglie Rick Deckard , già agente dell’unità speciale Blade Runner, viene forzatamente richiamato in servizio dal capitano Bryant per “ritirare”, ossia uccidere, quattro replicanti – esseri robotici simili agli umani, detti “replicanti”, utilizzati come schiavi, dotati di capacità intellettuali e forza fisica estremamente superiori agli uomini, ma con una longevità limitata a 4 anni. Deckard, accompagnato nei suoi spostamenti dal collega Gaff, si reca nell’ufficio del fondatore della Tyrell per provare il test su un replicante modello Nexus 6 ed è invitato a provare il test prima sulla segretaria Rachael  che si rivela essere non umana. Anch’essa è un replicante prodotto dalla Corporation. 
Deckard ispeziona l’appartamento di uno dei fuggitivi, Leon, trovandovi una squama e una serie di fotografie. Parallelamente, Leon  e Roy Batty visitano Hannibal Chew, un progettista genetico di occhi che lavora per la Tyrell Corporation, che, minacciato, suggerisce loro di rivolgersi a J. F. Sebastian, genetista e amico del dott. Tyrell.
Tornando a casa, Deckard viene raggiunto da Rachael, che vuole sapere se è una replicante o un’umana. Deckard le rivela la verità e, di fronte ai suoi dubbi, le racconta i suoi presunti ricordi d’infanzia dimostrandole che in realtà sono innesti mentali. Rachael, disperata, fugge. Nel frattempo la replicante Pris , compagna di Roy Batty, ottiene la fiducia di J. F. Sebastian e l’ospitalità nel suo appartamento.
Deckard sogna ad occhi aperti un unicorn e, risvegliatosi, esamina una delle foto trovate e riesce ad associare la squama alla replicante Zhora . Indagando scopre che si tratta di una squama di serpente artificiale, utilizzato in uno spettacolo da una spogliarellista. Deckard si reca nel locale dove lavora Zhora, e con una scusa la segue nel camerino. Zhora capisce le sue intenzioni e fugge per strada, ma Deckard la raggiunge e riesce a spararle, ritirandola.
Bryant informa Deckard che dovrà ritirare anche Rachael, che è scomparsa dalla Tyrell. Quando Bryant e Gaff si allontanano, Deckard vede Rachael e cerca di raggiungerla, ma viene affrontato da Leon, che ha assistito al ritiro di Zhora e cerca di ucciderlo, Rachael interviene, uccidendo Leon. Deckard decide di risparmiare Rachael, nascondendola a casa sua, dove i due s’innamorano.
Roy Batty, raggiunta Pris, la informa che sono rimasti vivi solo loro due. I due convincono J. F. Sebastian ad accompagnare Roy Batty dal dott. Tyrell per chiedergli se esiste un modo per posticipare la loro imminente “data di termine”. Tyrell gli dice che non è possibile, e per tutta risposta Roy Batty uccide sia il dott. Tyrell, cavandogli gli occhi con i pollici, che J. F. Sebastian.
Deckard, informato del duplice omicidio, si reca nell’appartamento di J. F. Sebastian, pensando di trovarvi i due replicanti rimasti. Al suo arrivo viene attaccato da Pris, ma riesce a ritirarla sparandole. Poco dopo giunge Roy Batty che, vista Pris priva di vita, decide di dedicare i suoi ultimi istanti di vita alla vendetta. Nel tentativo di sfuggire a Roy, Deckard salta da un tetto a un altro finendo aggrappato ad una trave, sospeso nel vuoto. Roy lo raggiunge e, invece di ucciderlo, lo trae in salvo. Dopo il celeberrimo monologo “Io ho visto cose”, Roy Batty muore di fronte all’impietrito Deckard.

LA CIBERNETICA:

Il termine cibernetica indica un vasto programma di ricerca interdisciplinare, rivolto allo studio matematico unitario degli organismi viventi e, più in generale, di sistemi, sia naturali che artificiali. La cibernetica nacque durante gli anni della seconda guerra mondiale, su impulso di un gruppo di ricercatori, tra i quali ebbe una parte predominante il matematico statunitense Norbert Wiener.

giovedì 18 ottobre 2018

BACONE:


Importante uomo politico, Francesco Bacone, nome italianizzato di Francis Bacon (Londra 1561-1626). Nel 1620 pubblica la sua opera più importante, il Novum Organum. Caduto in disgrazia in seguito a un'accusa di corruzione, Bacone delinea infine nella Nuova Atlantide (1627, postumo) il progetto utopico di una società (la mitica Bensalem) modellata sull'ideale di una fraterna collaborazione scientifica.
La riforma del sapere: 
Animato da una profonda insoddisfazione per la sterilità della filosofia aristotelica (che non produce una conoscenza delle cose, ma solo dei modi del discorso sulle cose) e anche del pensiero rinascimentale, Bacone imputa ai classici e ai pensatori moderni di aver sostituito la pratica e l'invenzione libresche alla diretta consultazione del gran libro della natura. Questi atteggiamenti hanno il grave limite di dimenticare la finalità pratica e operativa a cui va indirizzato il sapere.
Pertanto Bacone propone nel Novum organum un nuovo metodo di indagine, articolato in quattro fasi:
1. La liberazione dai fantasmi illusori degli "idoli", cioè dai falsi concetti che ottenebrano la mente umana. Essi sono: gli idoli della tribù, che hanno origine dalla stessa natura umana e dalle sue facoltà; gli idoli della caverna, che variano da individuo a individuo e sono prodotti dal temperamento, dall'educazione, dalle amicizie, dalle letture, dalle abitudini, dalle diversità delle circostanze; gli idoli della piazza, che nascono dalla necessità di comunicare con le parole e riflettono l'uso improprio del linguaggio; gli idoli del teatro, che si diffondono con i falsi sistemi filosofici.
2. La stesura e l'elaborazione delle tavole, che sono lo strumento di classificazione dei dati osservativi in vista dell'interpretazione dell'intelletto. Si distinguono in "tavola di presenza", che registra tutti i casi in cui la natura, o cosa, di cui si ricerca la forma è presente; "tavola dell'assenza", che registra i casi in cui si osserva l'assenza della cosa di cui si ricerca la forma; "tavola dei gradi", che registra i casi in cui la natura studiata è presente in gradi differenziati.
3. La formulazione di un'ipotesi provvisoria: una volta conclusa l'elaborazione delle tavole, è possibile formulare un'ipotesi provvisoria sulla "forma" di un fenomeno, ossia sulla sua struttura immanente e sulla legge del suo prodursi.
4. La deduzione e le "istanze prerogative": si deve dapprima dedurre dall'ipotesi provvisoria quel che dovrebbe accadere nella realtà se l'ipotesi fosse vera e poi "interrogare", cioè sperimentare, con adeguate procedure la natura stessa. Le "istanze prerogative" sono gli strumenti che servono per convalidare o falsificare le ipotesi e si distinguono in: istanze informative, distinte a seconda che supportino i sensi o l'intelletto, e istanze pratiche, distinte in istanze del potere che indicano cosa si possa intraprendere, istanze della misura che valutano quantitativamente l'opera intrapresa, istanze di facilitazione dell'opera che comprendono le tecniche e le operazioni magiche.
Il metodo baconiano ha il merito di riabilitare la dimensione empirica e fattuale della scienza, ma non avrà un grande seguito, perché è sostanzialmente ancora un approccio di tipo qualitativo, senza un'adeguata valorizzazione degli aspetti quantitativi del reale e una loro matematizzazione, che sarà invece la chiave di volta della scienza moderna.

GALILEO GALILEI:

Con la scoperta del cannocchiale si aprì una serie di grandi scoperte astronomiche, ma le idee copernicane di Galileo lo misero in urto con la chiesa e con gli aristotelici.
Venne ammonito di professare una nuova astronomia e venne processato. 


Durante il processo abiurò e la sua opera venne messa all’indice.
Galileo era credente cristiano e scienziato, ritenendo che Dio si è manifestato in due modi:
-    ATTRAVERSO LE SACRE SCRITTURE
-    ATTRAVERSO LA NATURA
Attraverso le sacre scritture: ispirando i profeti nella composizione della Bibbia.
Attraverso la natura: creandola.
Quindi la natura, oggetto della scienza, e la Bibbia, base della religione, derivando tutti e due da Dio, non possono contraddirsi, quindi il rapporto scienza e fede è inesistente.
Galileo afferma che l’errore non dipende dalla scienza o dalla Bibbia, ma dall’ interpretazione sbagliata che si ha di quest’ultima.
 Scoperte astronomiche. All’inizio si credeva che la luna fosse rivestita da una superficie liscia, ora con la scoperta del cannocchiale Galileo mostro’ come molte delle macchie scure non siano altro che le ombre proiettate dal sole sulle montagne lunari e che quindi la superficie lunare sia rugosa.
Scoprì i 4 satelliti di Giove e poi mentre Aristotele pensava che i corpi celesti non fossero soggetti al divenire, Galileo scoprì che sul sole c’erano macchie scure che comparivano e scomparivano e che quindi ci fosse un procedimento in atto.
Il metodo di Galileo si fonda sulle “sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni”
Dai tempi di Aristotele sappiamo che i metodi erano 2:
-    INDUTTIVO (dal particolare all’universale, le “sensate esperienze” galileiane)
-    DEDUTTVO (dall’universale al particolare, le “necessarie dimostrazioni galileiane).
In Aristotele prevalse il metodo DEDUTTIVO l’unico che partendo da premesse certe, arrivava a conclusioni certe.
In Galileo possiamo dire che prevalsero entrambi perché non ci ha lasciato nessuno scritto sul metodo da lui più utilizzato anche perché si sentiva più scienziato che filosofo.
SENSATE ESPERIENZE: Il momento osservativo-induttivo della scienza.
NECESSARIE DIMOSTRAZIONI: Il momento ipotetico-deduttivo della scienza. 
Le necessarie dimostrazioni sono ragionamenti logici condotti su base matematica, infatti Galileo è il primo a ritenere che partendo dalla divisione fra qualità primarie e secondarie il fenomeno è misurabile.
Galileo divide il lavoro della scienza in 2 parti fondamentali:
-    MOMENTO RISOLUTIVO (Risolvere un fenomeno complesso nei suoi elementi semplici e misurabili, formulando poi un’ipotesi).
-    MOMENTO COMPOSITIVO (Consiste nella verifica e nell’esperimento).
Quindi si può dire che in Galileo prevale sia il momento sperimentale sia quello teorico.

                             MONTAIGNE

Montaigne (1533-1592) appartiene ad una famiglia di modesta nobiltà. Compie gli studi primari a Bordeaux e successivamente a Toulouse. Muore lasciando incompiuta l'opera di revisione definitiva dei suoi Essais.
Il termine Essais vuol dire assaggi, sperimentazioni, ricerche, esperienze, perché Montaigne intende confrontare le esperienze degli antichi con le proprie. Il meditare, il filosofare è inteso da Montaigne come un continuo sperimentare se stessi, un continuo riferimento a se stessi.
L'esistenza è per lui un problema sempre aperto, un'esperienza continua, che non può mai concludersi definitivamente e deve quindi sempre chiarirsi. Essa è costantemente protesa verso il futuro: l'uomo ha una costante preoccupazione per il futuro. 
L'uomo deve dunque accettare il suo destino di essere mortale per poter vivere meglio: il pensiero che si è mortali suscita un impegno a vivere, a vivere meglio, più profondamente e pienamente. 
 La sua saggezza consiste nella ricerca di una felicità terrena e nel modo migliore per conseguirla: da qui l'abbandono di ogni orgoglio intellettuale, l'accettazione dell'esistenza nei suoi vari aspetti, cioè la tolleranza verso le nostre fragili illusioni, le nostre piccinerie, i nostri peccatucci abituali, persino una certa dose di follia, per accettare appunto i piaceri che la vita ci può offrire, sopportando i mali e le avversità. 
Nel pensiero di Montaigne si possono distinguere tre componenti filosofiche principali: una di matrice stoica, una scettica e una epicurea. 
Negli antichi Montaigne cerca i segni di una fraternità, all'insegna di una comune miseria, fra gli uomini di tutti i tempi e paesi. La storia si scopre così una miniera di insegnamenti sulla natura debole e inferma dell'uomo, sulla sua condizione tanto ridicola quanto risibile.
La natura di cui parla è il tutto che ingloba l'insieme delle cose singole, il nodo in cui si intrecciano i dissonanti aspetti dell'esistenza, l'ordine celato in cui si accorda il disordine apparente del mondo.Per Montaigne "Dio" e "natura" sono quasi sinonimi.
Montaigne rifiuta il pregiudizio che considera barbare e selvagge le popolazioni sudamericane con cui recentemente l'Europa è venuta a contatto, utilizzando l'argomento della relatività delle opinioni e dei costumi dei popoli. Selvaggio assume il significato positivo di naturale, non corrotto dalla civiltà. Queste popolazioni "diverse" per usi e costumi, appartengono comunque alla stessa natura umana. 

sabato 6 ottobre 2018

BERNARDINO TELESIO

Bernardino Telesio nacque a Cosenza nel 1509 e si addottorò a Padova nel 1535..Nel 1565 pubblicò a Napoli i primi due libri dell'opera "La natura" secondo i propri principi e tre anni prima di morire l'opera intera in 9 libri. Morì a Cosenza nel 1588.
Telesio considera la natura come un mondo a sè che si regge su principi propri e può essere spiegato solo in base a questi principi. Egli vuole riconoscere la natura nella sua oggettività considerandola perfettamente autonoma. L'uomo per conoscere la natura non deve far altro che far parlare la natura stessa affidandosi ai sensi che gliela rivelano. Come sensibilità l'uomo è esso stesso natura. Telesio ritiene che la natura debba essere spiegata mediante le due forze principali che agiscono in essa:
1) Il caldo
2) Il freddo
il caldo ha sede nel sole, il freddo nella terra. Essi hanno bisogno di una massa corporea che possa subire le azioni dell'uno e dell'altro e questa massa è il terzo principio naturale. Affinchè il caldo e il freddo possano lottare tra loro è necessario che posseggano la sensibilità. Ma non è necessario che tutti gli elementi naturali siano dotati di organi di senso perchè la sensibilità risiede già nei principi agenti. Telesio ritiene che solo il sole e la terra siano elementi originari, inoltre egli avverte l'esigenza di un'analisi quantitativa per determinare la quantità di calore o freddo sufficiente a produrre i singoli effetti naturali. Egli afferma inoltre che solo l'analisi quantitativa può dare agli uomini il pieno controllo delle forze naturali. Contro Aristotele Telesio afferma che Dio non E' il Motore Immobile del cielo (Per Aristotele Dio è motore Immobile, ovvero è la causa prima del movimento) perchè l'azione di Dio nn può essere ristretta a spiegare solo alcune cose, Dio è il principio della conservazione di tutti gli esseri della natura ed agisce per tramite di tutte le forze naturali che senza l'ordine di Dio si distruggerebbero a vicenda. Per Telesio quindi Dio E' il Garante dell'ordine e dell'autonomia della natura.




giovedì 4 ottobre 2018

TOMMASO CAMPANELLA:


Campanèlla, Tommaso. - Filosofo (Stilo, Reggio di Calabria, 1568 - Parigi 1639). Intorno al 1622, egli stesso aveva visto pubblicata una notevole scelta delle sue Poesie.  Per la complessità di temi speculativi e la molteplicità d'interessi politico-religiosi che s'intrecciano nel pensiero di C., egli sembra raccogliere da un lato l'ultima eredità rinascimentale, mentre dall'altro si volge a nuovi problemi quali quelli posti così dalla controriforma e dal nuovo assetto politico-sociale dell'Europa come dai nuovi orientamenti legati alle scoperte geografico-astronomiche e alla nascita della "nuova scienza". 
 Strettamente legato - soprattutto agli inizî - agli insegnamenti telesiani, C. svolge platonicamente una visione della natura come un tutto organico animato per la presenza ovunque di uno "spirito caldo e sottile", corporeo, principio del sentire, dell'immaginare, del ricordare, del discorrere. Si definisce - come già in Telesio - un primato del sentire che significa primato della conoscenza diretta e immediata rispetto alla quale il conoscere universale è allontanamento dalla realtà, illanguidimento di conoscenza: che è il punto ove C. più si avvicina a certi temi dell'empirismo della nuova scienza, e che ricorda i legami di C. con Galileo del quale scriverà l'Apologia dopo la condanna romana. Tutti gli esseri - che in quanto sentono sono chiusi nell'immediatezza del sensus inditus o cognitio sui - hanno avuto da Dio la capacità di conservarsi, di amare sé stessi, di conoscere il proprio fine, manifestando così le primalitates divine (potentia, sapientia, amor); ma l'uomo emerge sugli altri esseri naturali perché nella sua natura accoglie e manifesta un impeto verso l'infinito, un'intuizione intellettuale che si radica nella mens data da Dio ai singoli uomini. Ma anche tale primato dell'uomo non scinde l'unità del tutto: questa è il fondamento di tutta la speculazione di C., che sembra a volte tentato di identificare Dio e natura. 
Del resto è proprio il senso vivo della radicale unità degli esseri che noi ritroviamo altresì nel suo pensiero religioso e politico: unità di natura che sembra esprimersi anche nell'indicazione del cristianesimo come religione universale in quanto naturale (nell'ambito di una natura che riceve completamento dalla divina rivelazione) e nel sogno della finale pacificazione di tutti gli uomini nell'unica fede e in una non scissa società civile, sogno di cui C. si sentiva profeta dopo averne letto nei cieli i segni dell'imminente realizzazione.  Come poeta, il C. è oggi concordemente ritenuto il maggior lirico italiano del Seicento. La poesia del C., intesa a educare, a creare "nova progenie", non al puro diletto al quale destinava la sua il contemporaneo Marino, è spesso difficile e rude; talora semplice traduzione ritmica di sottili concetti filosofici. Ma spesso raggiunge profonda efficacia, specie là dove il C. si descrive, novello Prometeo, torturato e invincibile, o là dove canta la "possanza dell'uomo" nudo e inerme, eppure padrone dell'universo, o contempla una natura, nella quale ogni cosa ha la sua anima e Dio è in ciascuno e in tutti.