giovedì 18 ottobre 2018

                             MONTAIGNE

Montaigne (1533-1592) appartiene ad una famiglia di modesta nobiltà. Compie gli studi primari a Bordeaux e successivamente a Toulouse. Muore lasciando incompiuta l'opera di revisione definitiva dei suoi Essais.
Il termine Essais vuol dire assaggi, sperimentazioni, ricerche, esperienze, perché Montaigne intende confrontare le esperienze degli antichi con le proprie. Il meditare, il filosofare è inteso da Montaigne come un continuo sperimentare se stessi, un continuo riferimento a se stessi.
L'esistenza è per lui un problema sempre aperto, un'esperienza continua, che non può mai concludersi definitivamente e deve quindi sempre chiarirsi. Essa è costantemente protesa verso il futuro: l'uomo ha una costante preoccupazione per il futuro. 
L'uomo deve dunque accettare il suo destino di essere mortale per poter vivere meglio: il pensiero che si è mortali suscita un impegno a vivere, a vivere meglio, più profondamente e pienamente. 
 La sua saggezza consiste nella ricerca di una felicità terrena e nel modo migliore per conseguirla: da qui l'abbandono di ogni orgoglio intellettuale, l'accettazione dell'esistenza nei suoi vari aspetti, cioè la tolleranza verso le nostre fragili illusioni, le nostre piccinerie, i nostri peccatucci abituali, persino una certa dose di follia, per accettare appunto i piaceri che la vita ci può offrire, sopportando i mali e le avversità. 
Nel pensiero di Montaigne si possono distinguere tre componenti filosofiche principali: una di matrice stoica, una scettica e una epicurea. 
Negli antichi Montaigne cerca i segni di una fraternità, all'insegna di una comune miseria, fra gli uomini di tutti i tempi e paesi. La storia si scopre così una miniera di insegnamenti sulla natura debole e inferma dell'uomo, sulla sua condizione tanto ridicola quanto risibile.
La natura di cui parla è il tutto che ingloba l'insieme delle cose singole, il nodo in cui si intrecciano i dissonanti aspetti dell'esistenza, l'ordine celato in cui si accorda il disordine apparente del mondo.Per Montaigne "Dio" e "natura" sono quasi sinonimi.
Montaigne rifiuta il pregiudizio che considera barbare e selvagge le popolazioni sudamericane con cui recentemente l'Europa è venuta a contatto, utilizzando l'argomento della relatività delle opinioni e dei costumi dei popoli. Selvaggio assume il significato positivo di naturale, non corrotto dalla civiltà. Queste popolazioni "diverse" per usi e costumi, appartengono comunque alla stessa natura umana. 

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