sabato 30 marzo 2019

Locke: la concezione dello Stato e l'affermazione della tolleranza

Secondo Locke- che è considerato uno dei principali teorici del pensiero liberale e democratico moderno- il potere politico si fonda sul consenso dei cittadini, da cui deriva il contratto sociale alla base della formazione della società civile e dello stato. A differenza di Hobbes, che giungeva a esiti assolutistici, Locke riconosce che il contratto deve essere stipulato tra i cittadini e il sovrano, il quale ha il compito di tutelare i diritti fondamentali e inviolabili di ciascuno di essi. Tali diritti naturali esistono già nello stato di natura, che Locke non considera come condizione di guerra di tutti contro tutti, bensì come una dimensione in cui gli uomini sono illuminati da una legge naturale di carattere razionale, che li porta a godere del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà.

 È per evitare abusi e degenerazioni che gli uomini decidono di costituire le società civile stipulando il contratto sociale, il quale implica due patti: con il patto di unione gli individui si riuniscono in società; con il patto di sottomissione i cittadini si assoggettano a un governo sovrano, che ha appunto come suo obiettivo primario la salvaguardia dei diritti naturali dei singoli. per quanto riguarda le prerogative del potere politico, Locke le chiarisce nella lettera sulla tolleranza , sottolineando la necessità della distinzione tra sfera politica e sfera religiosa, riconoscendo piena libertà di culto a tutte le religioni ed auspicando il divieto per lo stato di imporre con la forza una fede particolare. 
Locke afferma che lo Stato è fondato sul consenso dei cittadini, governa in modo non arbitrario,  e prevede la separazione dei potere legislativo da quello esecutivo, che ha lo scopo di evitare il dispotismo. 
Un'altra affermazione di Locke, è quella che afferma che occorre tenere distinti due ambiti: quello politico e quello religioso. L'ambito politico è finalizzato a fare le leggi e a farle rispettare. In esso vale il principio della tolleranza religiosa, fondata sul fatto che nessuna religione è superiore alle altre e la fede non può essere impostata con la forza. L'ambito religioso  è finalizzato a sodisfare i bisogni spirituali, per cui la chiesa è una società libera e volontaria. 
Al potere  politico, infatti, non competere la "cura delle anime" ma l'elaborazione delle leggi e il compito di farle osservare. 

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